Paganico Sabino

Paganico Sabino è un comune italiano di 179 abitanti della provincia di Rieti nel Lazio.

CENNI STORICI

LE ORIGINI
Alcune tracce della presenza di comunità organizzate nel territorio di Paganico Sabino sono forse riconducibili già al III° sec. a.C., in epoca pre-romana. Un rinvenimento in prossimità del Monte Cervia, avvenuto a metà degli anni ’90 ad opera dei volontari della Pro-Loco di Paganico, sulle tracce delle ricerche svolte dall’Arch. Enrico Bonanni, fa pensare alla probabile esistenza di un “area sacra” ad oggi non ancora investigata. I ritrovamenti sono relativi a materiali in terracotta riconducibili a tipologie votive già ampiamente attestate nei luoghi di culto dell’area centro-italica. La grande diffusione di questo genere di offerte si concentra soprattutto tra il IV ed il III secolo a.C.

L’ETÀ ROMANA
Di Paganico non se ne esclude l’origine romana per alcune tracce di tale presenza nella zona (col nome “paganicum” venivano chiamati anche i luoghi in cui erano presenti rovine di età romana). Infatti, poco distante dal paese (circa 2,5 Km), nelle vicinanze del fiume Turano, si trova la “Pietra Scritta”; con questo termine viene comunemente designato il monumento sepolcrale della famiglia dei Muttini. Il monumento funerario, del tipo a dado, si può datare tra gli ultimi anni della repubblica e la prima età imperiale e più precisamente nella seconda metà del I secolo a.C.

DAL MEDIO EVO AI NOSTRI GIORNI
Il paese è uno dei più antichi della Valle del Turano, già documentato nell’852 (Regesto Farfense). Nel documento 311, dell’anno 873, viene nominato un “casale de Paganeco” e nell’anno 876, documento 317, si parla di “habitatores in Massa Torana, villa quae Vocatur Paganecum”. La ricorrenza di termini come “villa” o “casale” farebbe pensare ad agglomerati rurali e non ad un centro abitativo complesso.
Attraverso i manoscritti delle visite pastorali è possibile ricavare un quadro dei luoghi e dei loro toponimi originali, dalla “Porta Castellana” al fianco della chiesa San Nicola ai mulini di “Pian delle Mole”.
Inoltre, all’interno del repertorio delle visite pastorali del Vescovo Saverio Marini (1779-1813) troviamo una traccia importante per ricostruire l’aspetto del centro abitato, infatti , citando l’edificio della Chiesa dell’Annunziata, il Vescovo annota “S. Maria è la chiesa frequentata dal popolo sopra il castello, gli antichi suoi fondi sono uniti alla parrocchiale”. Il termine castello, già usato dal Marini per indicare il centro abitato della “Rocca”, nella descrizione dell’insediamento della chiesa parrocchiale di S. Nicola, apre dunque la strada a fondate ipotesi ricostruttive di un primitivo nucleo centrale, incastellato e fortificato all’interno quale doveva essere posta la parrocchiale di S. Nicola mentre all’esterno era posta a baluardo la chiesa dell’Annunziata.

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